La passeggera

A bordo di una nave partita da Amburgo e diretta in Canada, nei primi anni Sessanta, un’ex sorvegliante tedesca del campo di sterminio di Auschwitz rivede un’ebrea polacca, da lei seviziata nel Lager e che aveva tentato inutilmente di sedurre, spinta da un’attrazione omosessuale. Decide di rivelare la storia al marito, tentando inizialmente di autoassolvere il proprio comportamento, come se fosse stato ispirato solo dall’esecuzione degli ordini ricevuti; in seguito, iniziando a ripercorrere il passato, scava nella propria interiorità e rievoca, in particolare, la gelosia nei confronti della storia d’amore che era sbocciata tra la ragazza polacca e un detenuto nel Lager.

Il film ha il pregio di scavare a fondo nel perverso rapporto psicologico tra carnefice e vittima, relegando sullo sfondo l’orrore quotidiano della vita nel Lager: cadaveri oscillanti da una forca; deportati costretti a correre nudi; le carrozzine dei neonati sterminati; prigionieri costretti a portare sulle spalle i cadaveri dei compagni; fino al paradosso di un aguzzino delle SS che piange sul cadavere di un cane-lupo, rimanendo invece impassibile davanti al massacro di migliaia di vite umane. È un orrore a cui, a un certo punto, non si presta più attenzione, raccontato in maniera fredda e impassibile, senza alcun accenno di compassione. Ma l’attenzione del film è prevalentemente concentrata sul rapporto tra le due donne: la sorvegliante alterna contraddittoriamente pulsioni sadiche, dettate dal potere e dalla crudeltà, ad atteggiamenti sentimentali e umani nei confronti della ragazza ebrea, sulla quale ha potere di vita e di morte.

a) Spiega i motivi che avevano portato il governo nazista a organizzare la crudele persecuzione degli ebrei nei Lager (15 righe al massimo).

b) Come ti spieghi l’incoerenza dei sentimenti nell’animo dell’aguzzina tedesca, che alterna crudeltà e compassione nei confronti della prigioniera ebrea? (10 righe al massimo).