Edipo Re

Sinossi

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Un piccolo paese italiano degli anni Venti: non esattamente lo scenario di apertura che ci si aspetterebbe in un adattamento dell’Edipo Re di Sofocle. Si intravede, tra le tende di una finestra, la nascita di un bambino, e, poco dopo, il medesimo bambino in braccio alla madre, che ride con le amiche in un prato. Un quadretto apparentemente idilliaco, se non fosse osservato dal neo-padre, un ufficiale timoroso che la nascita del piccolo possa allontanare da sé l’amore della donna: la gelosia lo spinge a tal punto da legare con forza i piedi del piccolo. A seguito di questa immagine inquietante, si ha un repentino cambio di ambientazione: Siamo nell’antica Tebe, dove Laio e Giocasta si sentono minacciati dalla profezia secondo cui il loro figlio Edipo ucciderà il padre e sposerà la madre. Essi ordinano così a un servo di uccidere il neonato, ma questi viene raccolto da un pastore e allevato da re di Corinto. Edipo, ormai uomo, apprende il vaticinio e fugge, ma, il destino lo guida inesorabilmente al compimento dell'atroce profezia. Edipo, disperato, si acceca.
  Ed ecco, come in apertura, un nuovo improvviso scarto cronologico: i medesimi personaggi si ritrovano nella Bologna contemporanea a Pasolini, teatro del vagare di un Edipo inquieto in un ambiente progressivamente più degradato. Infine, l’arrivo in un prato verde, lo stesso delle prime scene del film: nel luogo dell’inizio e della nascita Edipo può, in seguito a una penosa peregrinazione, terminare il suo percorso di vita.

Scopo Didattico

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Il grande valore dell’opera cinematografica di Pasolini può essere colto su più livelli. Innanzitutto, è possibile prendere in analisi la rappresentazione che egli dà del mito di Edipo. Essa, seppur curata nei minimi dettagli e rispettosa delle scelte contenutistiche di Sofocle, presenta tuttavia alcuni tratti peculiari: la caratterizzazione fisica dei personaggi, con particolare insistenza sull’abbigliamento; la cura per l’ambientazione, spesso metaforica -basti pensare alla scelta del deserto come sinonimo del vuoto pellegrinaggio di Edipo-; il ruolo di rilievo assunto dalla musica, che evidenzia i momenti di maggiore solennità o tensione. Ciò che tuttavia costituisce l’aspetto veramente “rivoluzionario” dell’opera è l’accostamento tra Edipo e l’uomo contemporaneo, reso tanto più evidente dalla scelta del medesimo attore per interpretare entrambi i ruoli. Il personaggio del mito è del tutto incapace di vedere la realtà che ha di fronte: egli è isolato dal mondo, accecato com’è dalla sua incomprensione del mondo che lo porterà, dopo un lungo vagare nel deserto (esteriore e interiore), alla distruzione, culminante nell’accecamento fisico. Ebbene, anche l’uomo contemporaneo corre il rischio di essere cieco di fronte a ciò che si compie di fronte ai suoi occhi: è proprio questo il pericolo che Pasolini vuole porre in evidenza e scongiurare, l’alienazione dell’uomo nel decadimento della società: come non accostare l’immagine del deserto che Edipo attraversa nel suo inconsapevole pellegrinaggio verso Tebe e quella della città decadente, dominata dalle fabbriche? Ecco che il mondo classico diventa filtro per osservare l’umanità in modo sincronico e non diacronico.

Laboratorio

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Approfondimenti

- L’opera di Pasolini come riadattamento di uno dei massimi capolavori della letteratura greca: lettura integrale di Sofocle, Edipo Re, ed. Mondadori.

- La rappresentazione che lo scrittore e regista italiano fa della Pizia, sacerdotessa di Apollo, è piuttosto provocatoria: si tratta di una donna dai tratti spregiudicati, quasi crudeli, che preannuncia con irriverenza a Edipo il suo triste fato. Anche il tedesco Friedrich Durrenmatt dà una lettura particolare di questa figura ne La morte della Pizia, di cui si consiglia la lettura, (ed. Adelphi) specificamente della sezione relativa al mito di Edipo.

- Edipo Re non è l’unica opera cinematografica di Pasolini ispirata alle grandi tragedie greche. Svolgi una breve ricerca sui film di Pasolini tratti da autori dell’epoca classica.

Discussione in classe

La rappresentazione del mito di Edipo è realizzata da Pier Paolo Pasolini in modo piuttosto fedele al racconto originale di Sofocle. Ciò che è invece davvero rivoluzionario nella sua opera è l’applicazione del mito di Edipo alla società contemporanea, con le sue contraddizioni. A tuo avviso, una simile operazione, in apparenza tanto anacronistica, può essere valida anche oggi, mezzo secolo dopo l’Edipo Re? Pensi che il pericolo da cui Pasolini volesse mettere in guardia il pubblico degli degli anni ’60 (la industrializzazione mortifera e il conseguente decadimento culturale dell’uomo occidentale), sia stato scampato o che, invece, si sia pienamente realizzato?